Era nell'aria già da qualche tempo, ma per un motivo o per l'altro, alla fine posticipavo sempre quello che sapevo essere un addio obbligatorio alla Casa delle Idee. Perché? Perché le idee le aveva finite da tempo, e di reboot e personaggi transgender mi ero definitivamente rotto le balle.
L'olimpo Marvel, nato nel 1939, ha subito con gli anni numerosi restyling; per decenni, si è continuato ad aggiungere sempre più personaggi, in un susseguirsi di detronizzazioni e inconorazioni di nuove icone. Poi, all'improvviso, tutto si è fermato: avevano finalmente trovato l'equilibrio perfetto: gli eroi definitivi. O almeno, così è stato negli ultimi decenni. Si è costruito una sorta di regno degli intoccabili, dove più nessuno poteva farci parte. Non c'era più posto per i novizi, per volti nuovi o per i cambiamenti. Tutto è rimasto congelato nel tempo, cementificandosi fino a formare le fondamenta di un impero che sembrava potesse durare per sempre. Ma così non è stato. E sapete il motivo? Perché non hanno mai voluto osare. Hanno sempre avuto paura del cambiamento, anche quando era necessario per le sorti delle varie testate. Hanno sempre preferito relegare le idee più azzardate in universi paralleli o storie fuori cronologia, in modo che bastasse un colpo di spugna per cancellare tali eventi. Centinaia di storie apocrife, che magari avrebbero saputo dare nuova linfa vitale a serie per troppo tempo stagnanti, lasciate invece nel dimenticatoio: sempre i soliti personaggi sempre alle prese con i soliti problemi, mai una volta che leggendo una storia si abbia la sensazione di sbigottimento, di sorpresa ad ogni pagina sfogliata. Certo, ci sono state eccezioni, specialmente nelle testate mutanti con la Fenice e il ciclo di Morrison di E come Extinzione, ma sono come granelli di polvere in un deserto di pubblicazioni mediocri. Ci sono stati cicli bellissimi di Daredevil, conditi da storie dell'Uomo-Ragno da far venire il latte alle ginocchia. Interi cicli dei Vendicatori che sembravano fatti con lo stampino, dove mese dopo mese erano sempre le solite baruffe tra gente in costume. Poi, all'inizio degli anni duemila, arrivò la svolta: l'Ultimate Universe. Certo, negli anni 90 ci fu pure il mai troppo lodato universo 2099, ma tranne per le serie dell'Uomo-Ragno, Doctor Doom e Ghost Rider, tutto il resto era fuffa di qualità meno che mediocre. Sì, gli X-Men 2099 non mi sono mai piaciuti e Ravage era, è e sarà per sempre un rifiuto radioattivo scaricato lasciato a galleggiare nel cesso di un Autogrill.
Dicevo: l'Ultimate Universe, ossia il vecchio che abbraccia il nuovo. Una revisione contemporanea totale dell'universo classico. Dove il pantheon classico Marvel veniva tirato a lucido, e dove anche le trovate più azzardate venivano percepite in modo diverso. Ricordo con piacere il primo ciclo delle storie degli Ultimates, la controparte dei Vendicatori di questo universo, dove Occhio di Falco era mulatto, Tony Stark era uno stronzo con un tumore al cervello e Capitan America il solito Capitan America, ma ancora più fuori dal tempo. Una boccata d'aria fresca, dove le vecchie storie del passato venivano riviste e contestualizzate nel mondo reale. In ogni numero di una qualsiasi delle testate, non si aveva la reale percezione di quello che sarebbe successo nella pagina seguente, anche nel caso in cui la storia fosse il remake di una grande saga classica, perché lì, in quell'universo alternativo, tutto poteva succedere. Anche che personaggi come Ciclope o Wolverine morissero per davvero. Per sempre. Forever. O come vedere il Doctor Strange essere stritolato fino a fargli uscire gli occhi dalle orbite. Cose che nell'universo classico non potrebbero mai succedere, perché ogni volta che un personaggio principale ci lascia le penne, stai pure sicuro che trovano il modo per riportarlo in vita, togliendo al lettore lo stupore o quel senso di lutto generale, di attaccamento. E questo è uno dei motivi per il quale ho iniziato a mollare la Terra-616.
Il secondo motivo rende quanto ho scritto finora un controsenso, ma vedrò di spiegarmi meglio: il cambiamento totale dell'universo Marvel dovuto alla saga di Secret Wars. Quel cambiamento che tanto osannavo qualche riga più sopra, la demolizione del sacro pantheon degli eroi, quella boccata d'aria fresca che avrebbe scosso dalle fondamenta la Casa delle Idee, è stata per me uno dei flop più grandi della storia dei fumetti. Ho seguito con attenzione il rush finale di ogni saga (che leggevo al tempo) e mi sono letto tutto il ciclo di storie che formano l'arco narrativo della Secret Wars, per poi, una volta concluso il tutto, ritrovarmi tra le mani tanti nuovi numeri uno. Tante testate nuove, con grafiche moderne, nomi originali (vedi Daredevil), nuovi supergruppi e nuove squadre di vendicatori. Al plurale, perché ce ne sono per tutti i gusti. Ma non per i miei. Perché se ora Spider-Man è una sorta di Tony Stark, con annesso bolide da corsa arrampicamuri, è anche vero che tale cambiamento è forse leggermente fuori contesto con il personaggio. Da amichevole Uomo-Ragno di quartiere a playboy multimilionario a capo di una società tutta sua, il passo non è breve. Anzi. Ma tolta la facciata, delle finte novità come le mille squadre di Avengers e X-Men differenti, il succo del discorso è rimasto invariato: le storie sono sempre quelle. Memorabili come il nome di un mobile dell'Ikea.
Kädregä |
Capisco benissimo quello che dici... Anch'io ho fatto questo ragionamento anni fa. Ora leggicchio quello che m'interessa della Marvel. Ogni tanto butto l'occhio su Wikipedia e mi segno qualcosina. Così non esco pazzo dinanzi a stravolgimenti assurdi!
RispondiEliminaColpa di scelte editoriali, dal mio punto di vista, completamente errate.
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