Troppe volte si prende un fumetto senza neppure sapere chi lo abbia scritto e disegnato, come se fosse un semplice prodotto privo di anima e costruito su misura da una macchina senza nome. Ma parlo ovviamente di quelli mainstream, quelli che non importa chi li disegni o che storia ci sia dentro, l'importante è che ogni mese se ne legga un nuovo numero. Quasi per moda, quasi perché lo leggono tutti e io chi sono, l'ultimo degli stronzi? Probabilmente sì.
Mi sono rotto i didimi di leggere le solite boiate americane, dove ogni storia è più banale di un film di Neri Parenti, dove sai già che ogni personaggio a cui viene fatto il funerale tempo massimo qualche mese e ritorna in vita, magari con una nuova testata tutta sua. Mi sono stufato di leggere le solite banalità scritte da recensori che inneggiano ad "un nuovo cambiamento radicale della serie", per poi ritrovarmi tra le mani le stesse cose di prima ma scritte da gente nuova. Sono stufo pure di comprare fumetti disegnati in modo anonimo e privo di stile da disegnatori con trenta lauree alla scuola del
Nessuno di noi farebbe il passo più lungo della gamba e lo sanno tutti che la crisi c'è pure nel settore del fumetto, non solo monetaria ma pure di lettori. La gente legge sempre meno, giusto una toccata e fuga mentre si è in riunione di gabinetto o dal medico e nella quasi totalità dei casi su dispositivi mobile. C'è crisi di lettori e c'è crisi del prodotto, tanta roba scadente divenuta di culto e poca roba buona (stile tossici del parchetto) che passa sottobanco tra i più arditi in un silenzio tombale.
E cosa fare, se fa più notizia un rumor sulla solita "MAXI SAGA DELL'ANNO" piuttosto che il primo volume di una serie nuova scritta e disegnata da giovani artisti emergenti e di talento, che finisce dritta nel dimenticatoio, a volte purtroppo stroncando sul nascere un possibile successo editoriale e un possibile nuovo cult? Forse basterebbe una semplice lettera agli editori con scritto ciò che ci piacerebbe leggere, cosa cambieremmo e magari instaurare un rapporto più "amichevole" e meno distaccato tra loro e noi, fargli capire dove sbagliano e se sbagliano e che non ci basta più il nome dell'albo stampato in copertina per attirarci ma che vogliamo pure della sostanza. Loro sono produttori e noi consumatori, ma sarebbe ora di dire basta alle prese per il rotondità adiposa posta tra la coscia ed il busto e di decidere noi, pochi sopravissuti amanti della carta stampata e delle nuvolette onomatopeiche cosa vogliamo realmente leggere; smettere di comprare fumetti ne decreterebbe la graduale scomparsa, per questo motivo NON possiamo smettere, facendo di noi stessi gli ultimi baluardi di questa passione. Dovremmo smetterla d'essere lettori passivi e silenziosi; potrebbe bastare poco per ridare linfa al settore fumettistico italiano, dovremmo smetterla di considerarlo un prodotto inferiore a quello americano o giapponese o di dove volete voi: perché siamo noi il fumetto italiano, siamo noi che dovremmo dargli voce.
concordo in toto
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