Il colonnello Arthur Brinner non era tipo facile da impressionare; tra le numerose battaglie al quale prese parte, era riuscito a scampare dall'inferno di Majuba Hill, dove l'esercito britannico subì una delle sconfitte più brucianti della prima guerra boera; nonostante la superiorità numerica, i suoi uomini vennero massacrati dai ribelli, costringendo in seguito il primo ministro a concedere ai boeri il controllo della repubblica di Transvaal. Una cosa che il colonnello Brinner non riuscì mai a superare. Per questo motivo, nel settembre del 1882, prese la dura decisione di lasciare l'esercito e ritornare in Inghilterra. Gli sarebbe piaciuto poter tornare a vivere nella villa della sua famiglia nelle Midlands Orientali, poco fuori la città di Derby, ma in quel luogo, quella classica e maestosa English country house, i ricordi più felici della sua vita finivano per essere soffocati dal triste ricordo di lei, Gwendolyn O'Byrne, la figlia dei domestici. Era di una bellezza unica, con una folta chioma bionda e due occhi verdi smeraldo; il giovane Arthur non si sarebbe mai stancato di perdersi in quell'amorevole sguardo. A ricordare quel periodo innocente della sua vita, al colonnello saliva sempre un nodo in gola che a fatica riusciva a trattenere, mentre nella mente gli si balenava il vivido ricordo di quel giorno, dell'ultima volta che i loro sguardi si poterono incrociare, prima del suo arruolamento nell'esercito di sua maestà. Lei gli teneva la mano, stringendola più forte che potesse, mentre una lacrima gli scorreva lungo il viso, quasi come se sapesse che non si sarebbero mai più rivisti. Lui invece non vedeva l'ora di partire, di lasciarsi alle spalle la noia della vita quotidiana. Sognava l'avventura, credendo di partire come ragazzo e di fare ritorno come un vero uomo, forgiato nel corpo e nello spirito. Ma quando tornò, quasi un anno più tardi, ad attenderlo alla villa non c'era più la famiglia O'Byrne, ma un'anziana signora loro lontana parente. Purtroppo, nessuno ebbe il coraggio di far sapere al giovane Arthur quello che successe durante la sua assenza a Gwendolyn e la sua famiglia: sua madre si ammalò per prima, poi le sue sorelle più piccole, infine suo padre; la famiglia Brinner fu quindi costretta ad allontanarli dalla villa, per evitare che potessero contagiare anche loro. Poco dopo, la tubercolosi si portò via tutta la famiglia O'Byrne, lasciando per ultima Gwendolyn, che morì pochi giorni prima del ritorno a casa di Arthur. Da quel momento il colonnello non volle più tornare alla villa in campagna; si trasferì a vivere nel centro di Derby, in una delle case di proprietà della sua famiglia.
Il colonnello visse buona parte della sua vita in completa solitudine; non si volle mai sposare, portando nel cuore il ricordo di Gwendolyn, di quei pochi frammenti di felicità che considerava gli unici momenti davvero felici della sua vita. Aveva il terrore di perderli, come se il passare del tempo potesse cancellarli, o che un'altra donna potesse rubarne il posto o il ricordo. Per questo motivo dedicò tutta la sua vita all'esercito, trascurando ogni altro valore affettivo, compreso quello della sua famiglia. Divenne freddo come il vento gelido del nord, sfogando la sua frustrazione sul campo di battaglia; sembrava non avesse paura di niente, perfino della morte. Ma forse, nel suo cuore, era proprio questa che andava cercando. Forse, inconsciamente, avrebbe voluto porre fine alla sua vita sul campo di battaglia, come quell'uomo forte e impavido che da ragazzino sognava di diventare, maledicendo quella stupida convinzione che lo spinse ad arruolarsi, lasciandosi alle spalle l'amore di Gwendolyn.
Vedeva la sconfitta di Majuba Hill come un'ultima beffa del destino, come quella dolce e vana morte in guerra che bramava tanto. Tra tutti i giovani soldati che persero la vita, lui venne risparmiato. Forse un atto caritatevole dei boeri verso un uomo anziano, oppure la storia del colonnello Brinner aveva ancora un ultimo capitolo da raccontare. Forse quello più assurdo e inconcepibile.
Era la sera del 23 novembre 1885, quando una misteriosa figura bussò alla porta della casa del colonnello: era una donna molto alta, con una carnagione sbiavida e lunghi capelli neri come una notte senza stelle; gli occhi erano di un grigio glaciale, dando al suo sguardo una parvenza fredda e distaccata, come se nulla di ciò che vedeva potesse attirare in lei il benché minimo interesse. Arthur si sentiva quasi a disagio a fissarla, ma la fece entrare ugualmente, poiché diceva di avere una lettera per lui da parte della compianta Gwendolyn O'Byrne. La donna, che non volle dire il suo nome, affermava di conoscere la famiglia Brinner da molto tempo, ricordando delle piacevoli estati passate alla villa di campagna di loro proprietà; asseriva inoltre di essere stata molto amica della povera Gwendolyn e della sua famiglia. E che anzi, era stata ella stessa a darle il compito di rintracciare Arthur Brinner, per consegnargli un messaggio come ultimo saluto. La donna estrasse quindi dalla borsa una lettera, prima di farsi accompagnare alla porta e salutare il colonnello, scusandosi del disturbo. L'uomo non sapeva cosa pensare, erano passati molti anni dalla morte della famiglia O'Byrne e non capiva chi potesse essere quella misteriosa donna, che non solo non aveva mai visto alla villa, ma che dimostrava un'età troppo giovane per poter aver conosciuto Gwendolyn, morta più di trent'anni prima. Altra domanda alla quale non trovava risposta era del perché la lettera non fosse stata consegnata subito alla domestica della villa, imparentata con la famiglia O'Byrne e quindi in contatto con i Brinner. Ma la cosa che lo sconvolse più di tutte, accadde una volta aperta la busta contenente la lettera, quando vide che il foglio di carta al suo interno era completamente bianco. Un senso di angoscia lo pervase, mentre la stranezza della situazione e il mistero legato alla lettera di Gwendolyn gli fecero perdere le staffe. Diede di matto e spaccò il suo bastone da passeggio contro lo stipite del camino, credendo di essere stato preso in giro da quella strana donna in nero. Uscì di casa e si guardò attorno, nella speranza di vederla in qualche angolo della strada intenta a sghignazzare per lo scherzo tirato allo sciocco colonnello. Ma per strada non c'era nessuno. Una volta rientrato, prese in mano la busta contenente la lettera e la strappò, gettandola tra le fiamme accese del camino, con l'intento di lasciarsi alle spalle quella storia senza senso. Ma quando si sedette sulla poltrona, cercando di calmare i nervi, qualcosa attirò la sua attenzione. Il fuoco che fino ad un secondo prima crepitava, smise di bruciare fino a spegnersi, mentre dalle ceneri ancora calde iniziò a formarsi una figura eterea. L'uomo osservava la scena sconvolto, immobilizzato dal terrore. Per la prima volta in vita sua provava paura e raccapriccio. La nube di cenere formò e allungò quelle che potevano essere delle braccia, che si aggrappavano al pavimento trascinando il corpo informe verso la poltrona del colonnello. Arthur urlava con quanto fiato avesse nei polmoni, ma le sue gambe non volevano muoversi, quasi come se qualcuno le avesse legate con una corda invisibile. Si dimenava impotente, cercando di puntare i piedi a terra nel tentativo di ribaltare la poltrona, ma la cosa di cenere gli afferrò un piede e in un secondo lo trascinò verso di sé, inghiottendolo all'interno del suo corpo scuro e nebuloso.
Una luce accecante gli impediva di aprire gli occhi, sentiva sulla pelle il tepore del sole estivo e non capiva cosa stesse succedendo. Poi, una voce lo chiamò, mentre il suo cuore per poco non si fermò: era la voce di Gwendolyn. In qualche modo, la cosa di cenere lo riportò nel momento esatto in cui vide per l'ultima volta la sua amata. Non poteva e non voleva crederci, ma lei era proprio davanti a lui, bella come se la ricordava, anzi, ancora di più. Il colonnello iniziò a tempestarla di domande, chiedendole se fosse tutto reale, se fosse impazzito o se fosse tutto solo un sogno, e che ben presto sarebbe finito con il suo risveglio sulla poltrona davanti al camino acceso. Lei gli sorrise, e lo fece in un modo talmente radioso da far quasi impallidire il Sole. Poi, un dolore al petto mai provato prima. Arthur abbassò lo sguardo e vide il sangue, il suo sangue. Una lancia dei guerrieri boeri era conficcata da parte a parte vicino al cuore. Sentiva i polmoni riempirsi di liquido, mentre attorno a lui la battaglia di Majuba Hill si stava ripetendo ancora una volta; non capiva il come, ma in quei suoi ultimi momenti di vita ritrovò di nuovo la felicità. In qualche modo l'amore per Gwendolyn esaudì il suo desiderio.
27 febbraio 1881, la strana storia del colonnello Brinner ebbe fine come lui avrebbe sempre voluto.
Interessante, continua a sperimentare ma concediti qualche rischio in più. Il racconto é scritto molto bene ma è indiscutibilmente legato agli schemi narrativi delle tue letture. Esci da lì, non cambiare contesto, cambia lo stile, segui il tuo istinto senza farti condizionare dalle passioni. Individua il tuo vero modo di pensare e mettilo su carta ma soprattutto non smettere!
RispondiEliminaGrazie mille per il consiglio e per le belle parole. Vedremo il prossimo viaggio nel Weird dove mi/ci porterà.
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