lunedì 23 maggio 2016
In nomine
Ho guardato nell'abisso e non ho provato paura; ho vagato senza meta nelle lande grondanti di sangue, dove l'oscurità ha banchettato con la mia anima, facendola a brandelli e dandola in pasto alle immondi bestie. Ho camminato per così tanto tempo che la carne sotto ai miei piedi si è consumata fino alle ossa; il dolore non mi appartiene più, nessuna sensazione pervade il mio corpo da secoli, perché questa è la mia punizione. Il mio castigo per aver osato sfidare il suo sguardo. Nessuna creatura può levare il capo in sua presenza, poiché tutto il creato è ora sotto il suo dominio, e noi tutti siamo le sue larve. Vuoti contenitori con l'unico scopo di riprodursi, in modo da fornirgli sostentamento eterno con le nostre anime e quelle dei nostri discendenti a Lui e a tutta la sua stirpe di bestie fameliche, generate dal peccato, dalla perversione di noi umani. Prima di tutto questo io ero un uomo comune, senza particolari ambizioni nella vita, senza una famiglia, senza un vero scopo: fino a quando non ho scoperto il culto. In breve tempo ne divenni completamente assuefatto; sentivo il bisogno fisico di pregare in ogni momento della giornata, lasciai il lavoro per potermi dedicare completamente ad esso. Eravamo in milioni, provenienti da ogni parte del mondo, per secoli nascosti in scantinai bui, in templi vecchi di millenni e dimenticati dal tempo; noi rappresentavamo la stirpe eletta dal cuore delle tenebre, gli uomini che avrebbero trasceso il senso stesso della vita, divenendo tutt'uno con Lui, l'innominabile. Il giorno del suo risveglio, quando il genere umano venne fagocitato dalla sua implacabile fame, io osservai tutto questo e non provai il benché minimo risentimento, nonostante fossi uno dei responsabili della fine del mondo, mi sentivo finalmente completo, come se avessi realizzato il sogno della mia vita. Una volta divorato l'ultimo essere vivente, Lui allungò le sue infinite appendici fino a raggiungere ogni angolo del pianeta alla ricerca dei suoi adoratori. Ricordo perfettamente il momento in cui venni avvolto dalle tenebre, quando ogni fibra del mio corpo evaporò. Poi mi ritrovai completamente nudo, avvolto in una placenta e immerso nel suo sacro sangue: ero divenuto uno dei suoi figli, uno della prima generazione. Sentivo scorrere in me i pensieri di ogni suo figlio, eravamo collegati l'uno con l'altro, formando una fitta rete di emozioni e coscienze che confluivano in Lui.
Una volta uscito dalla placenta, il mio corpo era completamente cambiato, ma la mente è sempre rimasta la stessa di prima. Conservo tutt'ora i ricordi della mia vita precedente da umano, anche se fatico a concepire molte delle cose che un tempo facevano di me un uomo, come il provare sentimenti, la paura, il dolore, l'amore. Cose che non mi appartengono più, ma che in qualche modo sono rimaste impresse indelebilmente nella mia testa, forse per errore, visto che sembro essere l'unico dei suoi figli ad avere ancora un briciolo di coscienza umana. Gli altri, vuoti corpi dediti al continuo fecondarsi e riprodursi, sono divenuti esseri apatici e spenti; io invece penso, agisco, medito, mi ergo in piedi e non sento più il bisogno di pregare l'innominabile. Per questo motivo sono stato allontanato, perché ho osato alzare lo sguardo verso il mio creatore, con lo scopo di chiedergli qualcosa, volevo interagire con quella entità sovrana così distante e così vicina. Talmente vicina che ho potuto sentire i suoi pensieri nella mia testa, e di conseguenza lui ha sentito i miei, ha avvertito cosa stessi per pronunciare e mi ha fermato appena in tempo. In un istante il buio mi ha circondato ed il terreno sotto i miei piedi è sprofondato, facendomi sparire alla sua vista. Sono diventato un reietto, condannato a camminare nell'oblio in quella che una volta era la Terra, mentre ora non è altro che una landa informe e logora del sangue di tutto il genere umano, abitata dalle creature nate dal nostro peccato che si cibano dei frammenti della mia esistenza, senza lasciarmi morire, poiché il dono che mi ha fatto Lui prima di cacciarmi è stata la vita eterna, costretto ad un eterno dolore per aver pensato di porgli una semplice domanda: "Qual è il tuo nome?".
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Ci sarà un continuo?
RispondiEliminaE vissero tutti felici e contenti.
EliminaFine.
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