lunedì 15 dicembre 2014

BLACK WOLF [capitolo 1] - seconda parte

ATTENZIONE!
La lettura del seguente racconto è consigliata ad un pubblico maturo; ogni riferimento a persone o situazioni reali è puramente casuale e non diffamante. Vi chiedo inoltre, di non appropriarvi o divulgare questo racconto, poiché non è assolutamente a scopo di lucro ma solo per puro divertimento personale. Buona lettura.

BLACK WOLF [capitolo 1] - prima parte 
 
BLACK WOLF 
[CAPITOLO 1]
 
 
Un lupo nel gregge 
(seconda parte)

« Congratulazioni Sam!» grida mentre entra dalla porta assieme alla sua famiglia Joe Silvestri, il vicino di casa di Samuel, che di pronta risposta lo ringrazia con un sorriso e una stretta di mano. Una volta entrati e richiusa la porta alle loro spalle, Sam li fa accomodare in salotto, dove sua moglie Elisabeth e la piccola Heather stanno finendo di apparecchiare la tavola. « Allora Sam, raccontami nei dettagli di come glielo hai messo nel ...» « Modera immediatamente i termini Joe! Ci sono i bambini! » gli sbraita con voce squillante Maria, sua moglie. Lui, il classico americano medio, sovrappeso e mezzo calvo; nonostante i litri di dopobarba che utilizza non riesce a togliersi di dosso la puzza di sigaro. Joe è anche il proprietario di una piccola ditta di imballaggi e per questo motivo si reputa un grande uomo d'affari anche se, in realtà, tutti sanno che per colpa del gioco d'azzardo ha rischiato più volte il fallimento. Maria è invece una donna fisicata e lampadata, sempre alla perenne ricerca del segreto per l'eterna giovinezza; passa più tempo in palestra che con i due figli, Mark e Tom, lasciandoli crescere come piccoli selvaggi allevati da baby sitter con ancora i denti da latte. Viscida, acida, egocentrica e paranoica: un mix perfetto per fare di lei una perfetta macchina mangiasoldi. I due sono però le uniche persone con cui la signora Summer è riuscita a stringere amicizia da quando si sono trasferiti nel quartiere residenziale di Salt Lake City dove, tra ville con piscina e auto di lusso, riuscire ad approcciarsi con qualcuno non è affatto semplice.

«...e dovevi vedere la faccia del signor Hernandez, ti giuro, ha firmato senza dire una parola ed è uscito dalla stanza urlando in spagnolo qualcosa riguardante mia madre ed un mulo. O almeno, così mi è sembrato di capire » Joe scoppia fragorosamente a ridere, scatenando l'ilarità generale. «Non pensate anche voi che Sam stava meglio con i baffi?» Chiede Elisabeth, che non si riesce ad abituare al nuovo look del marito. Lei è l'esatto opposto di Maria: Slanciata, bionda e con un viso molto giovanile nonostante stia andando verso i quarant'anni, occhi brillanti e sguardo amorevole. Quando sorride gli si formano delle fossette che a Sam fanno letteralmente impazzire, la farebbe ridere continuamente solo per ammirarle. I due si sono conosciuti durante una convention delle rispettive aziende, quando Sam le chiese se avesse visto passare un uomo di colore con una valigetta in mano. Poco dopo Sam tornò da lei per ringraziarla dell'aiuto e gli promise che, una volta finita la convention, le avrebbe offerto volentieri il pranzo. Dopo un anno sono andati a convivere assieme e due anni dopo si sono sposati ed è nata Heather, la piccola principessa di casa, fotocopia della madre, che per fortuna da Sam ha preso poco e niente. O almeno, così dice sempre Joe. «Effettivamente adesso che me lo fai notare è vero. Sam, come mai questo tuo cambiamento radicale? Eri stufo d'avere più peli in faccia che in testa?» Joe scatena un'altra risata colerica. «No, è che veramente...» troppo imbarazzato per trovare una risposta sensata e credibile. «Dai Sam, non te la prendere, si nota solo da vicino che porti il parrucchino. Te lo giuro» E Joe scoppia nuovamente a ridere, mentre Elisabeth allunga una mano verso quella di Sam, come per consolarlo della sua calvizia. «Papà quetto è pe tte» interviene Heather, portando al padre un foglio di carta con la scritta glitterata "bRAvo pApà" e tutt'attorno disegnati dei cuoricini rossi. A Sam gli si stringe il cuore e dopo averla ringraziata abbracciandola e dandole un bacio sulla guancia, guarda sua moglie e le sorride dolcemente. «Credo sia ora di andare, grazie Elisabeth per l'ottimo pranzo» dice Maria, mentre con una gomitata istiga il marito a ringraziare pure lui per il pasto. «Grazie per averci invitati. Questo sabato avrei intenzione di fare una grigliata da me, che ne dite? Ci farebbe piacere avervi come ospiti» chiede Joe mentre insieme alla moglie e ai due figli si dirigono verso la porta, accompagnati da Sam che dopo un breve scambio di sguardi con la moglie gli risponde con un incerto: «Vi faremo sapere, sapete, con il lavoro che faccio non sono mai sicuro di poterci essere». Dopo i saluti e una volta richiusa la porta, Sam sospirando, si lascia fuggire un: «Pensavo non se ne andassero più!» mentre con una mano si leva il parrucchino dalla testa. «Dai, non dire così. Lo sai che non mi piace quando tratti male i Silvestri» lo rimprovera la moglie, «Lo so, ma non riesco a sopportarli comunque» le risponde lui mentre sconsolato si dirige verso il bagno. «Sam, questa sera, dopo che Heather si è addormentata, ho in serbo per te una festa privata. Una di quelle dove non puoi mancare». Elisabeth sa sempre come far tornare il buon umore a quel brontolone di suo marito.

La BMW nera di Sam entra nel parcheggio sotterraneo della Swartz&Menhel Group, un palazzo di dieci piani nel centro di Salt Lake, con ampie vetrate e all'entrata un arco in pietra con sopra il nome della società. Sam esce dall'ascensore al piano terra e subito viene salutato da Tina, la segretaria dietro al bancone dell'entrata principale. «Buongiorno signor Summer, è appena arrivato il signor Russel e la sta aspettando nel suo ufficio». Mentre la ringrazia con un sorriso, Sam si dirige verso la scalinata in vetro e acciaio che porta agli uffici del primo piano. Attraversa una stanza completamente vuota, dove i suoi passi riecheggiano interrompendo l'innaturale silenzio, fino a giungere davanti ad una porta chiusa, estrae quindi dalla tasca la sua chiave ed entra. «Sei in ritardo, Wolf» dice con voce profonda un uomo sulla sessantina, con lunghi capelli argentei, un paio di occhiali da sole rotondi, vestito elegante e con fare aristocratico. «Come mai sei venuto di persona? Mi è sembrato d'averti detto che per un po' sarebbe stato meglio evitare di vederci faccia a faccia» gli risponde Sam infastidito. «Wolf, mettiti tranquillo, questa è la copia delle chiave del tuo ufficio» e gli lancia la piccola chiave che Sam prende al volo con una mano. «Dopo di oggi ti avviserò in anticipo quando verrò a trovarti in questo bel posticino. E comunque, complimenti per l'arredo. Vedo che non badi a spese» lo schernisce, riferendosi all'ufficio completamente vuoto, fatta eccezione per una scrivania ed una sedia al centro della stanza. «Di come arrendo la mia società non sono problemi che ti riguardano, quindi: dimmi che cosa sei venuto a fare qui, ti conosco e sono sicuro che mi stai per chiedere un favore di quelli grossi» gli risponde Sam mentre si mette a sedere dietro la scrivania. «Sono qui per conto di Mike Mancuso, il nipote di Francesco Mancuso, il nuovo boss della malavita della Costa Est. Lui e suo zio non vanno per niente d'accordo e da quando il padre di Mike è morto, i due si fanno guerra a vicenda per il controllo di quelle zone» «E come mai è venuto a cercare proprio me? Per un lavoro del genere gli conveniva cercare un killer più a buon mercato. Da quello che ho sentito, Francesco Mancuso è già con un piede nelle fossa, o sbaglio?» gli domanda perplesso Sam, mentre Russel rimane immobile davanti alla scrivania. «Avrà un piede nella fossa come dici tu, ma per proteggersi dal nipote ha ingaggiato una guardia del corpo molto speciale. Nessun killer assoldato da Mike prima di te ha più fatto ritorno, per questo motivo vuole ingaggiare il migliore che c'è al momento in circolazione». Sam scoppia a ridere. «Ti ringrazio Russel per il complimento e per la leccatina di culo che mi stai dando, ma dammi un motivo valido per cui dovrei uccidere un vecchio decrepito che molto probabilmente non arriverà a Natale. E siamo già a Dicembre», Russel tira fuori dalla tasca interna della giacca una busta contenente delle foto. «Queste me le ha date Mike di persona, le ha scattate l'ultimo uomo che aveva pagato per questo lavoro. Voleva scoprire chi fosse questa misteriosa guardia del corpo dello zio e ti giuro, appena ho visto le foto mi è quasi venuto un infarto». Sam prende in mano le foto e le osserva attentamente, mentre gli occhi mettono a fuoco l'immagine, un brivido gelido gli percorre il corpo. «...non può essere lei...» sussurra mentre con occhi sgranati fissa le foto. «Russel, io l'ho uccisa. Gli ho sparato al cuore. L'ho vista morire. Ti prego Russel, dimmi che mi stai prendendo per il culo!» l'uomo dai lunghi capelli argentei si volta di spalle e si dirige verso la porta dell'ufficio «Sapevo che avresti accettato, più tardi ti farò chiamare da Mike Mancuso in persone, così che vi possiate accordare per la cifra esatta che ti dovrà pagare. Ah, un'ultima cosa, quella donna della foto è proprio lei, Red Basilisk». Mentre Russel esce dall'ufficio, la mente di Sam è proiettata a quella notte di dodici anni prima, quando la sua vita cambiò per sempre.

«Sam, lo sappiamo entrambi come andrà a finire. Nessun perdono per chi tradisce, quindi sparami. Me lo merito. Alla fine è colpa mia se tutto è andato storto; sono stata io a far crollare il vostro fragile castello di carte e ora sono pronta, eccomi, mi arrendo a voi. Sparami e facciamola finita una volta per tutte» ... «Non posso Nora, non posso ucciderti. Non possono chiedermi questo. Non posso fare del male proprio a te, tu sei tutto ciò che mi resta. Io ti amo Nora. Ti prego, ascoltami, possiamo fuggire da tutto questo. Possiamo nasconderci e vivere finalmente una vita normale. Ti scongiuro Nora, non puoi obbligarmi a fare questo. Come posso uccidere la donna che porta in grembo mio figlio?!?».