mercoledì 18 novembre 2015

BLACK WOLF [capitolo 2] - prima parte

ATTENZIONE!
La lettura del seguente racconto è consigliata ad un pubblico maturo; ogni riferimento a persone o situazioni reali è puramente casuale e non diffamante. Vi chiedo inoltre, di non appropriarvi o divulgare questo racconto, poiché non è assolutamente a scopo di lucro ma solo per puro divertimento personale. Buona lettura.

BLACK WOLF [capitolo 1] - prima parte 
BLACK WOLF [capitolo 1] - seconda parte


BLACK WOLF
[capitolo 2]

 Lacrime di coccodrillo 
(prima parte) 

È tardi, ma non gli importa, troverà una scusa per giustificarsi con sua moglie, Elisabeth; la classica riunione d'ufficio oppure i festeggiamenti per la sua nuova promozione, non importa, qualsiasi cosa gli va bene, ma per ora vuole rimanere da solo. Samuel ha ben altro per la testa, qualcosa che neppure la bottiglia di The Maccalan ha saputo allontanare. Anzi, come un fiume in piena, l'alcool ha rotto gli argini della sua memoria, travolgendolo e portandolo con la mente a quella maledetta notte di dodici anni prima, quando la sua vita è cambiata in modo irreversibile. Momenti indelebili che per anni ha cercato invano di cancellare: perché al passato non si può di certo scappare, specialmente da un passato come il suo, da quel gesto terrificante, costretto ad uccidere la donna che amava per evitare il concatenarsi di eventi che avrebbero potuto trasformare il mondo in una distesa di cenere. Per anni ha convissuto con il peso di quell'azione, cercando conforto nella speranza che quel gesto abbia potuto salvare miliardi di vite, che la sua morte non fosse vana e che per qualche ragione, fosse addirittura necessaria. Ma poche ore fa, il passato è tornato a bussare alla sua porta, quella donna che aveva amato con tutto se stesso e che credeva morta, in realtà, morta non lo è mai stata. Per tutto il pomeriggio, Samuel ha ripensato a quella notte, all'ultima volta che i due si parlarono, a quelle ultime parole dette prima di premere il grilletto. La colpì al cuore, a una distanza troppo ravvicinata per fallire il colpo. Il corpo fu in seguito portato via da "loro" e probabilmente sciolto nell'acido, o chissà; Samuel non volle mai sapere che fine avesse fatto il corpo di Nora, la donna che non smise mai di amare. Oggi però, dopo aver guardato le foto per ore, incredulo e visibilmente scosso, nella sua testa ha iniziato a farsi strada l'idea che quella donna fotografata al fianco di Francesco Mancuso possa essere veramente lei, Red Basilisk, l'assassina. La donna con la quale aspettava un figlio, quella stessa persona che dovette uccidere con le sue stesse mani. Ma come  è possibile che sia ancora viva? Samuel ha un unico modo per scoprirlo, ed è incontrarla di persona. 

«Sì amore, scusami ma avevo il telefono spento perché ero in riunione, poi è arrivato Harry con i ragazzi che mi hanno offerto un giro di birra al Doolin. Sì...No, non sono ubriaco, tranquilla, ma preferisco rimanere qui ancora una qualche oretta, giusto per smaltire meglio. Stai tranquilla...sì, sì, non...sì, d'accordo sono uno stupido...sì, hai ragione, scusa. Sì, a più tardi, dai un bacio a Heather e non aspettarmi sveglia, arrivo appena le gambe mi reggeranno in piedi. Scherzavo, non fare così...sì hai ragione, ora scusa ma devo andare, a dopo, ciao amore». Finita la chiamata con la moglie, Samuel apre il primo cassetto della sua scrivania in mogano ed estrae un secondo telefono, digita un numero che conosce a memoria e attende che qualcuno dall'altro lato risponda. Le luci dei palazzi che circondano la Swartz&Menhel Group illuminano la penombra del suo ufficio; il palazzo dove ha sede la società fittizia che usa per far circolare le ingenti somme di denaro che riceve dai suoi servizi, è l'unico che di notte non ha mai le luci accese. Un palazzo di dieci piani completamente vuoto, con l'unica eccezione per il piano terra, dove si trova l'entrata e la scivania dell'unica dipendente che ha assunto, la segretaria che gestisce i suoi appuntamenti nonostante non sappia nulla della vera professione di Samuel. Tina è una donna timida, non  ha mai chiesto nulla del perché non ci siano altri impiegati e, per quello che le interessa, gli basta avere uno stipendio a fine mese. Una brava persona che non immagina di essere al servizio di uno dei sicari più famosi del mondo.
 

«Dimmi Wolf, cosa ti serve?» Risponde una voce dall'accento russo all'altro capo del telefono. «Mi serve un biglietto di sola andata per San Francisco a nome di Vincenzo Marchesi, più una copia dei documenti di indentità che ti invio tra poco. Prima classe va benissimo, grazie. Devo partire questo sabato, possibilmente alla mattina». Gli risponde Samuel, mentre estrae dalla tasca della giacca un terzo telefono ed invia al russo una copia dei documenti. «D'accordo Wolf, domani pomeriggio, al solito posto. A presto».

«Sam, lo sappiamo entrambi come andrà a finire. Nessun perdono per chi tradisce, quindi sparami. Me lo merito. Alla fine è colpa mia se tutto è andato storto; sono stata io a far crollare il vostro fragile castello di carte e ora sono pronta, eccomi, mi arrendo a voi. Sparami e facciamola finita una volta per tutte» ... «Non posso Nora, non posso ucciderti. Non possono chiedermi questo. Non posso fare del male proprio a te, tu sei tutto ciò che mi resta. Io ti amo Nora. Ti prego, ascoltami, possiamo fuggire da tutto questo. Possiamo nasconderci e vivere finalmente una vita normale. Ti scongiuro Nora, non puoi obbligarmi a fare questo. Come posso uccidere la donna che porta in grembo mio figlio?!?».«Non ha più importanza, ormai, sbrigati e non perdere altro tempo o loro ci uccideranno entrambi». La donna spalanca le braccia, mentre lui, gli punta la pistola all'altezza del cuore. Deve farlo, non può fermarsi, è troppo tardi per tornare indietro e tutto questo deve finire solo con la morte di lei. Lo sanno entrambi, ma Samuel non riesce a premere il grilletto, la mano gli trema, mentre con un filo di voce sussurra: «Sono stato io». La donna lo guarda incredula. «Cos'hai detto?». Gli chiede esterrefatta, mentre lentamente abbassa le mani e fa un passo in avanti. «Ho detto che tutto questo è colpa mia. Non sei l'unica ad averli traditi. Ho dato tutti i file che hai rubato al governo, loro sanno tutto. Sanno i nomi, i luoghi, le date. Ora entrambe le parti hanno quello che cercavano. Siamo entrambi complici, meritiamo entrambi di morire». Risponde lui, sperando che lei capisca. Ma non lo fa, rimane in silenzio a guardarlo fisso negli occhi, mentre il suo sguardo si fa improvvisamente cupo. «Tu cosa?!? Hai idea di che cosa hai fatto? Potevi salvarti, potevi far ricadere la colpa solo su di me, potevi rifarti una vita e lasciarti alle spalle tutto quanto. Ma hai rovinato tutto; tu non sei una spia come me, non sai cosa c'è dietro a tutto questo. Non puoi nemmeno lontanamente immaginarlo. Avrei potuto sacrificarmi per il mio paese, ma ora sono costretta a farlo. Mi dispiace Sam, non avrei mai voluto che accadesse ma ci sono in ballo le vite di miliardi di pers...». Un colpo solo, dritto al cuore. Nora guarda impietrita l'uomo, mentre fa cadere a terra la pistola che aveva lentamente estratto dalla fondina. Lui, in lacrime, abbassa l'arma. «Mi dispiace». Ripete singhiozzando. «Mi dispiace così tanto...». La guarda esalare l'ultimo respiro, mentre dalla sua bocca esce un rivolo di sangue che le scivola lungo il viso. L'uomo osserva disperato il corpo della donna riversa a terra, mentre gli si avvicina piangendo e singhiozzando per darle un ultimo bacio. 
«Mi dispiace amore mio, mi dispiace, non avevo scelta...non avevo scelta...».