mercoledì 18 marzo 2015

L'armata dei giappominchia

Inizio precisando che questo post potrebbe infastidire qualcuno tra di voi quindi, chiunque possa sentirsi chiamato in causa è pregato di passare oltre, evitando di scrivere il mio nome sul proprio Death Note o di minacciarmi con tecniche ninja o pugni gum gum. Grazie.


Tutti noi, in un modo o nell'altro, siamo stati giappominchia. O almeno, quasi tutti quelli che abbiano iniziato a leggere manga negli ultimi dieci anni, o seguito un anime in TV o subbato in streaming, ha pensato almeno una volta: "Quanto è bello il Giappone". Sì, è vero, il Giappone è un paese pieno di fascino, dove la tradizione si mescola con il futuro; dove i personaggi dei manga o dei videogiochi sono i testimonial di ogni sorta di prodotto, dove i treni non sono imbrattati da scritte fatte da graffitari falliti, ma sono ricoperti con le immagini dei protagonisti dell'anime o la sexy vocaloid del momento. Più che un luogo fisico, il Giappone è il sogno bagnato di milioni di nerd. Me compreso, se non fosse che a tutto c'è un limite. Perché quando parlo di giappominchia, non mi riferisco a chi venderebbe un rene per comprarsi un Gundam Super Mega Perfect Grade (eccomi), ma più nello specifico mi riferisco a tutti coloro che considerano il Giappone come l'Eden dove tutto è perfetto, dove credono che la gente viva leggendo Tokyo Ghoul o che trasmettano solo ed esclusivamente anime dalla mattina alla sera, un posto dove chiunque si definisca otaku sia considerato migliore degli altri, come se fosse uno status quo farsi le pippe sugli hentai.


Ma chi sono veramente i giappominchia? Sono tutte quelle persone, di qualsiasi età e sesso, che si autodefiniscono otaku, non sapendo che in Giappone sia un modo dispregiativo per indicare un disadattato sociale o maniaco. Ma non solo, un vero giappominchia rabbrividisce ogni volta che qualcuno pronuncia la parola cartone animato, riferendosi a Dragon Ball o Naruto. E guai a toccargli One Piece, dato che Oda, il disegnatore e ideatore della serie è venerato come se fosse una vera e propria divinità. Per non parlare dell'accostamento manga-fumetto. Una vera e propria blasfemia punibile con la morte. Il manga è considerato un prodotto totalmente differente da un fumetto, sia per contenuti che per profondità delle storie. Quindi voi che leggete le storie di Alan Moore, Gaiman, Ennis e compagnia cantante, sappiate che state leggendo cose per bambini. Mi dispiace ma Hellblazer, Crossed e Watchmen non sono abbastanza maturi, meglio un manga qualsiasi con protagonista un ragazzino emo e una super topa con le tettone.


Con questo non voglio assolutamente dire che non ci siano prodotti di qualità tra i manga, anzi, maestri come Matsumoto, Miura, Tezuka, Inoue e tanti altri hanno dato vita ad opere importantissime, che purtroppo questi giappominchia non sanno neppure che esistano. Provate a chiedere cosa ne pensano di Real o di Berserk. Chiedetegli se hanno mai visto Akira o Rocky Joe. Nel più dei casi vi risponderanno in malo modo, maledicendovi in un finto giapponese imparato su internet. Altra caratteristica tipica dei giappominchia è l'assoluta convinzione di essere dei veri esperti sulla cultura giapponese: cultura imparata leggendo i manga, ovviamente. Un vero giappominchia inoltre, mangia sushi almeno una volta a settimana -al ristorante cinese sotto casa- mentre gli altri giorni si nutre di ramen istantaneo di dubbia qualità. E non dimentichiamoci di quanto odiano profondamente il paese/città/regione/stato/continente in cui vivono, asserendo che è tutto troppo poco kawaii, troppo poco otaku e che la gente non capisce la differenza tra un anime e un cartone animato. E come ho scritto poco più in alto, l'età di questi individui varia dagli adolescenti fino a gente oltre i vent'anni. Molto oltre i vent'anni.

I Giappominchia hanno una visione distorta della realtà giapponese, totalmente sbagliata e basata solo su stereotipi. Hanno ragione sul dire che il Giappone sia un luogo unico al mondo, ma non è tutto fiori di ciliegio e pettinature al limite dell'indecente; pure in quella terra esotica, arcadia di questi fantomatici otaku, ci sono piccoli e grandi problemi: come l'alto tasso di suicidi, dovuti dallo stress e dai ritmi lavorativi frustranti; l'incidente di Fukushima, dove ancora oggi dopo quattro anni dallo tsunami, la situazione è rimasta per lo più invariata e le migliaia di persone che abitavano prima la zona non possono farci ritorno per via dell'alta radioattività. Gli hikikomori, ragazzi che rifiutono la vita sociale richiudendosi nella propria stanza e facendosi mantenere dai genitori arrivando anche ad essere violenti. Per non parlare della scuola giapponese, dove ogni forma di individualismo viene preclusa e dove agli studenti viene negato di perseguire i propri interessi. Tutti questi problemi un giappominchia non li conosce, nonostante nei suoi adorati manga i personaggi siano ricalcati su queste realtà. Ma purtroppo ad un occhio occidentale, quel simpatico reietto della società che si diletta con un cuscino con sopra stampata una ragazza seminuda, fa ridere e anche un po' tenerezza, mentre dovrebbe far pensare a quanto possa essere turbato psicologicamente un individuo del genere.


Ora basta però, che sento già la folla di cosplayer di Bleach sotto la finestra che vuole la mia testa.