lunedì 31 ottobre 2016

Creepy Mind #3


Rieccoci con un altro inquietante appuntamento con la rubrica Creepy Mind, giusto perché oggi è Halloween. Se non avete letto le prime due puntate le potete trovare comodamente QUI e QUA, per tutti gli altri sapete già come funziona: tutti i fatti da me raccontati sono stati vissuti personalmente, o come questa volta da persone a me vicine, non pretendo che crediate agli avvenimenti da me descritti, ma il mondo è anche questo.

Sono venuto a conoscenza di questi avvenimenti parecchi anni dopo il loro svolgimento, durante una chiacchierata tra parenti. Si parlava casualmente di strani avvenimenti, quando all'improvviso mia zia salta fuori con la storia del fantasma che infestava la sua vecchia casa. E a quanto pare ero l'unico che non ne sapeva nulla. Tutto iniziò un giorno qualunque, quando mia madre e mia zia, che da poco aveva dato al mondo mio cuggino (quello che sa un colpo segreto che se te lo dà dopo tre giorni muori), stavano bevendo un caffè, chiacchierando del più e del meno. Poi, di colpo, il fornetto microonde si accende da solo. Il particolare inquietante? Non era collegato a nessuna presa di corrente.

Non avendo vissuto questi avvenimenti di persona, purtroppo molti dettagli o avvenimenti non posso saperli con certezza o novizia di particolari, comunque, prima di proseguire, è meglio che vi spieghi di più su questa "casa infestata".

Il luogo si trova appena fuori dal mio paese, in una borgata di poche case molto vecchie e per la metà abbandonate da tempo. All'epoca, metà anni 90, la casa era appena stata messa in affitto dopo la morte del precedente proprietario; un signore anziano e rimasto vedovo, che i figli portarono a passare i suoi ultimi giorni in una casa di riposo, nonostante lui se ne volesse restare a casa. E forse è stato questo suo attaccamento alla propria abitazione a scatenare gli avvenimenti successivi.

Uno di questi è successo in camera da letto, mentre mia zia stava facendo, appunto, il letto. Al momento di sistemare le lenzuola, il materasso venne schiacciato come se ci fosse adagiato qualcuno, ed il lenzuolo rimase sollevato prendendo la sagoma di una persona coricata.
In seguito, dopo qualche tempo e sempre nella stessa camera, durante la notte il lettino di mio cugino (provvisto di rotelline) si spostava da solo, come se spinto da qualcuno.

Una sera, mentre c'era una cena con altri parenti e non so chi, dalla scala di legno che portava al piano superiore sentirono tutti dei rumori di passi, e l'ombra di un uomo col cappello scendere per poi svanire nel vuoto. Inutile dirvi che la cena non proseguì oltre.

Dopo non molto tempo mia zia decise di trasferirsi, e per tutto il periodo del trasloco per la casa si sentiva odore di putrefazione. Non conosco bene altri dettagli, ma ricordo che si parlava di prove fotografiche della presenza di questa entità, in seguito bruciate per paura da parte di mio padre, che per circa un anno rimase davvero scosso per quello che vide. Dopo il trasloco la casa non è più stata affittata o venduta, e tutt'ora è in stato di completo abbandono.

E per oggi ci fermiamo qui; ricordo che se volete scrivere delle vostre esperienze personali, in modo che poi possa pubblicarle col vostro consenso nella Mente, vi basta mandarmi una mail al mio indirizzo personale, che trovate nelle informazioni. Non mi resta che augurarvi un tetro e spettrale Halloween a tutti, sperando che il Creepy Mind di oggi vi abbia messo addosso la giusta suggestione per vivere al meglio questa serata.

lunedì 24 ottobre 2016

I raptor della Creative Beast Studio

Ormai lo sanno pure i muri, che molte specie di dinosauri erano provvisti di piume, e per certi versi molto più simili a tacchini giganti, piuttosto che alle controparti cinematografiche a cui siamo abituati da decenni. E mi riferisco principalmente alla serie di Jurassic Park, che nonostante la consulenza del paleontologo di fama mondiale Jack Horner, ha sì il merito di aver portato sul grande schermo i migliori dinosauri mai visti prima, ma ha pure fossilizzato nella mente delle persone un'immagine sbagliata di questi animali. Per fortuna però, ci pensa la Creative Beast Studio a sistemare le cose.


Partita con una campagna di crowdfunding su Kickstarter, la serie Beasts of the Mesozoic comprende diversi modelli di raptor dipinti a mano, di una qualità e un dettaglio davvero incredibili. 



I modelli sono snodabili e posizionabili come più si vuole, grazie ai numerosi snodi presenti su tutto il corpo, e alla pratica basetta che richiama i vari tipi di terreno e vegetazione della loro zona di provenienza. Per chi volesse saperne di più, questo è il loro sito ufficiale, per chi invece vorrebbe aggiungerli al proprio Jurassic Park personale -eccomi qua!- potrete ordinarli da qui; c'è purtroppo lo spettro del pre-order, che si aggira ad un approssimativo maggio 2017, ma considerando la cura per ogni dettaglio ed il prezzo per niente elevato, considerando tutto il lavoro che c'è dietro, questi raptor della Creative Beast Studio risultano un acquisto obbligato per tutti gli appassionati.

giovedì 20 ottobre 2016

Nintendo Switch, la nuova console smontabile

E dopo mesi e mesi di rumors, di false notizie e depistaggi vari, ecco che viene svelato cosa si nascondeva sotto il nome di Nintendo NX.

 

Come prima impressione mi ha lasciato davvero incuriosito, con quel suo essere smontabile a seconda delle situazioni. Mi ricordo però, che all'epoca dell'uscita della Wii U, si parlò della sua dualità come console fissa e portatile; cosa che poi si dimostrò non fattibile, se non dal divano al bagno di casa, sempre che non ci fosse troppa distanza tra le due stanze.


Che quindi questa Switch sia l'effettivo progetto Wii U così come lo era stato concepito? E se sì, avrà più successo del suo predecessore? Lo scopriremo a marzo 2017. Comunque l'idea di uno Skyrim portatile mi attizza quasi più di una bella rossa.

Quasi.

lunedì 17 ottobre 2016

I pupazzini di Shin Jeeg della Giochi Preziosi - La Fotorecensione

Qualche settimana fa vi ho parlato della linea di giocattoli dedicati alla serie Shin Jeeg, prodotta dalla Giochi Preziosi su licenza Dynamic; bene, alla fine sono usciti nei negozi, ma come sono? Ne vale la pena portarseli a casa? Ehm...forse.


Al momento sono riuscito a trovare solo i pupazzetti in gomma dura, alti nemmeno dieci centimetri, contenuti in blister da quattro personaggi ciascuno, per un totale di otto figure. Il problema è il criterio con il quale sono raccolti, che è quasi in modo casuale, in modo che se qualcuno li volesse tutti gli toccherebbe comprare almeno tre confezioni, portandosi in casa doppioni su doppioni.


Dopo uno studio meticoloso su come raccattare il maggior numero di personaggi, limitando al minimo i doppioni, ho optato per le confezioni che avete visto poco sopra, che però non contengono l'ultimo personaggio che mi manca per finire la serie: il ministro Amaso. Vabbè.


Una volta liberati dal blister, i pupazzini si mostrano per quello che sono, ovvero dei pessimi gashapon di una qualità imbarazzante.


Shin Jeeg è orrendo, con quelle orecchie a sventola cromate e la faccia da pirla. Non pretendevo chissà quale livello di dettaglio, ma almeno qualcosa di anche solo lontanamente apprezzabile non avrebbe guastato.


Il vecchio Jeeg, invece, assomiglia come composizione al mitico Goldrake di gomma della Ceppiratti. Con quarant'anni di ritardo.




Alla regina Himika si è ammosciata l'ascia bipenne dalla tristezza. Nemmeno il viso le hanno fatto quei maledetti.


Lo Yomi è venuto fuori tutto sghembo, poverino.


Altro discorso è invece quello che riguarda Bakura, che risulta essere il pezzo più dettagliato e migliore di tutta la serie.


Il Gormita mostruoso Magura è anonimo, sia come design che per il color budino. O merda, come preferite.


L'ultimo pezzo è il Big Shooter, la navicella che lancia i componenti a Jeeg. Come qualità generale dei colori e dei dettagli, siamo ai livelli della già non troppo eccelsa Go Nagai Collection. Fate voi.

Insomma, il ritorno nei negozi italiani di Jeeg non è stato dei migliori, spero almeno che i personaggi giganti siano migliori di questi pupazzini in gomma, che non ho neppure il coraggio di esporli in giro per casa.

giovedì 13 ottobre 2016

LA RECEN(T)SIONE DI: Il Cimitero degli Amori Perduti

A parlare d'amore sono capaci tutti, basta accendere la radio e sentire le millemila canzoni sdolcinate che ci propinano da decenni i soliti "cantanti"; un copia-incolla di frasi fatte, banalità e stereotipi, condite da motivetti strappalacrime (e sfrangimaroni) che pretendono di raccontare quello che erroneamente considerano amore. Ma un sentimento così labile, capace allo stesso tempo di legare indissolubilmente le persone, che esse lo vogliano oppure no, è in verità un'arma a doppio taglio.

E come scriveva Charles Bukowski: "L'amore è un cane che viene dall'inferno."

E se c'è qualcuno che per una volta ha osato guardare tale sentimento con occhi disillusi, tracciandone su carta tutte le sfaccettature più oscure e meno sdolcinate, sono proprio i ragazzi della McGuffin Comics. Se avete letto la mia recen(t)sione del loro primo lavoro, già saprete di chi sto parlando, per tutti gli altri vi basti sapere che sono una nuova realtà nella scena del fumetto indipendente italiano, che in breve tempo si sta facendo strada in questo difficile settore. Insomma, una di quelle cose che a me stanno molto a cuore. Ma bando alle ciance e parliamo di questo loro secondo lavoro, Il Cimitero degli Amori Perduti.


Utilizzando la stessa struttura narrativa de In Mass Media Res, dove i racconti che formavano il volume erano collegati tra di essi da una storia di sfondo, in questo nuovo lavoro ne hanno ampliato il concetto, facendone il vero cuore dell'opera. Un viaggio nel cimitero onirico di tutti gli amori finiti, dove il lettore viene preso per mano e accompagnato come un moderno Dante, attraverso i gironi infernali che l'amore può riservare a tutti coloro che hanno la sfortuna di esserne consumati nel corpo e nell'anima.


E sarà proprio Dante a far per primo da guida al protagonista, scambiando con lui uno dei dialoghi chiave del volume; in poche righe è racchiuso quello che centinaia di "cantanti" sentimentalisti non sono mai riusciti a descrivere: il vero concetto d'amore.



Ogni storia è un universo a se stante, dove il sentimento d'amore viene vissuto in modo diverso a seconda dei personaggi che andremo a conoscere. In certi casi saremo testimoni esterni, in altri invece, sentiremo tutto il peso di cui un amore finito ti sa caricare, quella sensazione di vuoto e incompletezza che prima o poi tutti proveremo nella nostra vita.

A farvi sentire come stracci impotenti, storia dopo storia, ci hanno pensato Roberta Taboni e Rosa Anna Esposto, Mattia Ferri, Silvia Signorini, Mattia Boglioni e Simone Guarini, Nicolò Belandi, Elisa Mereu, Martina Bonanni, Massimiliano Talamazzi e Valerio Pastore. Un nutrito gruppo di artisti e sceneggiatori giovani e promettenti, accompagnati dalle illustrazioni a fine volume di Sara Pavan e Laura Micieli ed il tutto avvolto nella figherrima copertina di Laura Mondelli, di cui adoro alla follia lo stile.

Come secondo lavoro non mi ha lasciato per nulla deluso, anzi, per certi versi è riuscito a superare qualitativamente In Mass Media Res, riuscendo a catturare al meglio la mia attenzione. Certo, non tutte le storie hanno avuto il giusto spazio, e qualche tavola in più avrebbe magari enfatizzato al meglio certe situazioni, ma per il resto l'ho trovato un volume davvero piacevole e fruibile da tutti. La lettura scorre fluida fino all'ultima pagina, ed il prezzo di copertina vale il costo del biglietto per un viaggio nel Cimitero degli Amori Perduti.

Se siete interessati al progetto, li potrete trovare al Borda!Fest dal 28 al 31 ottobre, presso i sotterranei del baluardo di Santa Croce, Via delle Conce 45, Lucca. Inoltre i loro fumetti si possono acquistare direttamente in fiera, contattandoli sulla loro pagina di Faccialibro o tramite la mail: mcguffincomics@gmail.com.
Inoltre i loro prodotti si trovano in vendita presso le seguenti fumetterie/librerie:
Games Academy Manicomix Desenzano - Viale Tommaso dal Molin 14, Desenzano del Garda (BS) eL'Ozio - Via Battaglie 55/b, Brescia

lunedì 10 ottobre 2016

Robot Spirits #120 - Aura Battler Billbine - La Fotorecensione

Un modello che avevo in casa già da qualche settimana, ma che tra una cosa e l'altra, non ho avuto modo di recensirlo fino ad ora. Come con il cugino Dunbine, anche questo modello proviene dalla medesia serie, Aura Battler Dunbine, da noi mai arrivata. Partiamo quindi con le foto dello scatolame.



La scatola è identica a quella del già citato Dunbine, con il fronte sobrio e il retro raffigurante il robot in diverse pose. Anche questo modello è parecchio datato, ma la qualità generale se la gioca con molti prodotti odierni. Anzi, diciamo pure che a confronto di tanti suoi colleghi robotici moderni, questo Billbine della Bandai è anche nettamente superiore, sia per materiali usati e per i punti d'articolazione.


Il contenuto della confezione è per lo più occupato dalle varie armi del robottone, poi ci sono le immancabili istruzioni e il mega effetto minchiapotenza della spada.


Mi scuso subito per la qualità pessima delle foto; comunque ecco Billbine una volta montate le ali.


Come per suo cugggino Dunbine, anche qui la cabina di pilotaggio posta nel petto del robot, che si apre nello stesso identico modo.



Questo è il modello completo, una volta applicate le varie armi in dotazione.



Il mitra del Billbine ha la particolarità di trasformarsi in una specie di Gunblade, alla Final Fantasy VIII per intenderci.



L'effetto minchiapotenza.


A differenza del Dunbine, il Billbine può assumere la forma di un grifone. Non avendo un piedistallo (unica nota negativa è proprio la mancanza di esso nella confezione, che avrebbe reso il modello davvero perfetto) non sapevo come farvelo vedere in volo, quindi ciccia, usate la fantasia.




Prima di concludere, mi sono dimenticato di dirvi che ogni particolare è reso alla perfezione; notate il palmo dei piedi, che ricordano effettivamente le zampe di un rapace. 

Anche questo modello della linea Robot Spirits è a mio avviso un ottimo prodotto, sia come qualità/prezzo, che come resa finale del modello, ricco di dettagli e posabilissimo. Se qualcun altro conosce la serie Aura Battler Dunbine, sono convinto che possa apprezzare al meglio questa versione del Billbine. 

mercoledì 5 ottobre 2016

E alla fine ho mollato la Marvel


Era nell'aria già da qualche tempo, ma per un motivo o per l'altro, alla fine posticipavo sempre quello che sapevo essere un addio obbligatorio alla Casa delle Idee. Perché? Perché le idee le aveva finite da tempo, e di reboot e personaggi transgender mi ero definitivamente rotto le balle. 

L'olimpo Marvel, nato nel 1939, ha subito con gli anni numerosi restyling; per decenni, si è continuato ad aggiungere sempre più personaggi, in un susseguirsi di detronizzazioni e inconorazioni di nuove icone. Poi, all'improvviso, tutto si è fermato: avevano finalmente trovato l'equilibrio perfetto: gli eroi definitivi. O almeno, così è stato negli ultimi decenni. Si è costruito una sorta di regno degli intoccabili, dove più nessuno poteva farci parte. Non c'era più posto per i novizi, per volti nuovi o per i cambiamenti. Tutto è rimasto congelato nel tempo, cementificandosi fino a formare le fondamenta di un impero che sembrava potesse durare per sempre. Ma così non è stato. E sapete il motivo? Perché non hanno mai voluto osare. Hanno sempre avuto paura del cambiamento, anche quando era necessario per le sorti delle varie testate. Hanno sempre preferito relegare le idee più azzardate in universi paralleli o storie fuori cronologia, in modo che bastasse un colpo di spugna per cancellare tali eventi. Centinaia di storie apocrife, che magari avrebbero saputo dare nuova linfa vitale a serie per troppo tempo stagnanti, lasciate invece nel dimenticatoio: sempre i soliti personaggi sempre alle prese con i soliti problemi, mai una volta che leggendo una storia si abbia la sensazione di sbigottimento, di sorpresa ad ogni pagina sfogliata. Certo, ci sono state eccezioni, specialmente nelle testate mutanti con la Fenice e il ciclo di Morrison di E come Extinzione, ma sono come granelli di polvere in un deserto di pubblicazioni mediocri. Ci sono stati cicli bellissimi di Daredevil, conditi da storie dell'Uomo-Ragno da far venire il latte alle ginocchia. Interi cicli dei Vendicatori che sembravano fatti con lo stampino, dove mese dopo mese erano sempre le solite baruffe tra gente in costume. Poi, all'inizio degli anni duemila, arrivò la svolta: l'Ultimate Universe. Certo, negli anni 90 ci fu pure il mai troppo lodato universo 2099, ma tranne per le serie dell'Uomo-Ragno, Doctor Doom e Ghost Rider, tutto il resto era fuffa di qualità meno che mediocre. Sì, gli X-Men 2099 non mi sono mai piaciuti e Ravage era, è e sarà per sempre un rifiuto radioattivo scaricato lasciato a galleggiare nel cesso  di un Autogrill. 

Dicevo: l'Ultimate Universe, ossia il vecchio che abbraccia il nuovo. Una revisione contemporanea totale dell'universo classico. Dove il pantheon classico Marvel veniva tirato a lucido, e dove anche le trovate più azzardate venivano percepite in modo diverso. Ricordo con piacere il primo ciclo delle storie degli Ultimates, la controparte dei Vendicatori di questo universo, dove Occhio di Falco era mulatto, Tony Stark era uno stronzo con un tumore al cervello e Capitan America il solito Capitan America, ma ancora più fuori dal tempo. Una boccata d'aria fresca, dove le vecchie storie del passato venivano riviste e contestualizzate nel mondo reale. In ogni numero di una qualsiasi delle testate, non si aveva la reale percezione di quello che sarebbe successo nella pagina seguente, anche nel caso in cui la storia fosse il remake di una grande saga classica, perché lì, in quell'universo alternativo, tutto poteva succedere. Anche che personaggi come Ciclope o Wolverine morissero per davvero. Per sempre. Forever. O come vedere il Doctor Strange essere stritolato fino a fargli uscire gli occhi dalle orbite. Cose che nell'universo classico non potrebbero mai succedere, perché ogni volta che un personaggio principale ci lascia le penne, stai pure sicuro che trovano il modo per riportarlo in vita, togliendo al lettore lo stupore o quel senso di lutto generale, di attaccamento. E questo è uno dei motivi per il quale ho iniziato a mollare la Terra-616

Il secondo motivo rende quanto ho scritto finora un controsenso, ma vedrò di spiegarmi meglio: il cambiamento totale dell'universo Marvel dovuto alla saga di Secret Wars. Quel cambiamento che tanto osannavo qualche riga più sopra, la demolizione del sacro pantheon degli eroi, quella boccata d'aria fresca che avrebbe scosso dalle fondamenta la Casa delle Idee, è stata per me uno dei flop più grandi della storia dei fumetti. Ho seguito con attenzione il rush finale di ogni saga (che leggevo al tempo) e mi sono letto tutto il ciclo di storie che formano l'arco narrativo della Secret Wars, per poi, una volta concluso il tutto, ritrovarmi tra le mani tanti nuovi numeri uno. Tante testate nuove, con grafiche moderne, nomi originali (vedi Daredevil), nuovi supergruppi e nuove squadre di vendicatori. Al plurale, perché ce ne sono per tutti i gusti. Ma non per i miei. Perché se ora Spider-Man è una sorta di Tony Stark, con annesso bolide da corsa arrampicamuri, è anche vero che tale cambiamento è forse leggermente fuori contesto con il personaggio. Da amichevole Uomo-Ragno di quartiere a playboy multimilionario a capo di una società tutta sua, il passo non è breve. Anzi. Ma tolta la facciata, delle finte novità come le mille squadre di Avengers e X-Men differenti, il succo del discorso è rimasto invariato: le storie sono sempre quelle. Memorabili come il nome di un mobile dell'Ikea. 


Kädregä
Ed è un peccato, perché la buona volontà ce l'hanno messa per cambiare, ma purtroppo non è bastato. E a mia difesa dico solo che ho atteso fino all'ultimo; ho preferito dare un'ultima possibilità, pazientando un numero dopo l'altro che le storie prendessero il giusto ritmo o addirittura che mi entusiasmassero. Ma se dopo cinque numeri non hai ancora combinato una fava, io ti dico che è stato bello finché è durato. Stammi bene e buon proseguimento. 



lunedì 3 ottobre 2016

Le sorpresine più belle degli anni 90 - seconda parte

Siete pronti per un nuovo tuffo nel passato? Oggi torniamo negli anni d'oro delle sorpresine, dove in quasi ogni prodotto alimentare e non, ti rifilavano giochini e gadget di ogni tipo. La prima parte, per chi se la fosse persa, la può trovare qui.

DOPPIAFACCIA






















Una delle serie Kinder meglio riuscite; potevano essere gnomi-animali oppure facce-veicoli, a seconda di come li si guardava. Il design era fantastico, nonostante non fossero veri e propri giocattoli.

ELICOTTERI MODERNI



Ennesima serie di veicoli componibili, questa volta con soggetti più moderni e dettagliati. Ricordi che li usavo assieme alle Micromachines.

VEICOLI DI LEGNO











Barche, treni e aerei fatti di legno; per dettagli e forme ricordavano i vecchi giocattoli degli anni 50.

UOMINI PREISTORICI




Le sorpresine più odiate dai creazionisti. Un'idea semplice per far imparare ai bambini l'evoluzione umana. Alla faccia di Darwin.

SPACE SHUTTLE




La kinder ci sapeva proprio fare con i veicoli in scala ridotta.

HERCULES NESTLÉ

Era il 1997, quando nei cinema uscì la versione animata di Hercules targata Disney, e tra i vari prodotti a tema e merchandisig spuntarono i pupazzini della Nestlè. Tralasciando quelli con più personaggi assieme, il titano di roccia e l'idra erano belli all'epoca e sono belli tutt'ora.

REPLICHE DEI FOSSILI NESTLÉ

Lo sanno anche i muri della mia passione per i dinosauri, e quando uscì al cinema il seguito di Jurassic Park, Il Mondo Perduto, ero in estasi. Poi un giorno, dai cereali mi esce fuori un blister contenente la replica dell'artiglio di un raptor:


SORPRESE DEI SIMPSON KINDER & FERRERO

Quando i Simpson non mi davano lo stesso effetto dell'orticaria, facevo incetta delle card plastificate che si trovavano nelle merendine Kinder & Ferrero. Per non parlare delle capsule da applicare sul quadrante dell'orologio digitale, in regalo con le confezioni deluxe.

E qui si ferma il nostro secondo viaggio alla scoperte delle sorpresine più belle degli anni 90; prima di chiudere però, una comunicazione di servizio: se siete ancora interessati al progetto XAGAX, fatemelo sapere, che nel caso ricomincio a buttare giù qualche idea. Grazie.