ATTENZIONE!
Il Divora Anime
Faina
«Non capisco. Eppure avrebbe già dovuto essere qui. Dici che l'hanno beccato?».
«No, è troppo furbo per farsi prendere. sicuramente hai capito male tu e abbiamo sbagliato luogo».
«Il luogo è questo. L'ho scelto io, perciò non posso essermi sbagliato. Più che altro, non è che hai sbagliato tu a dirgli l'uscita da prendere?»
«Ma quale uscita? Mica gli ho fatto prendere l'autostrada, idiota».
«Ah, giusto. Allora l'hanno preso».
«Figurati se Lucio si fa prendere dagli slavi, no no, per me ha sbagliato strada».
«Sarà, ma per me s'è fatto beccare e noi stiamo aspettando invano. Prova a chiamarlo».
«Io non chiamo nessuno, non vorrai mica che rintraccino la chiamata o cose del genere. Aspettiamo qui altri dieci minuti e poi ce ne andiamo. Tanto, male che vada, la roba ce l'abbiamo noi, quindi peggio per lui. Ahahah!».
«Cazzo ti ridi Giova, che se proviamo a fregargli la sua parte quello ci ammazza senza pensarci su due volte...»
«Senti Faina, se uno ritarda troppo perde il treno e questo, fidati, è uno di quelli che passa una volta sola nella vita. Quindi se lui fra otto minuti non è qui, io giuro che prendo il furgone e porto tutto al mio deposito, poi ci dividiamo a metà la roba e chi s'è visto s'è visto».
«Per me sbagli, dobbiamo sentirlo e capire dove diavolo si è cacciato. Non possiamo stare fermi qui in eterno. Lui doveva solo distrarli mentre noi gli fottevamo la roba: un lavoro semplice e pulito. Zero intoppi e zero sangue».
«Io il ferro l'ho portato comunque, con quelli là non c'è mica tanto da scherzare».
«Il ferro l'ho portato una volta sola con Lucio, ma poi vedi come lavora e capisci che non serve portarsi dietro nulla, nemmeno una lama piccola piccola. Con lui lavori pulito e sicuro. Sempre».
«Vabbè, intanto il tempo passa e io non lo vedo arrivare. Prova a chiamarlo, dai».
...
...
...
«C'è la segreteria...».
«Immaginavo, speriamo almeno che non abbia fatto i nostri nomi...»
«Che hai detto?».
«No, niente, parlavo tra me e me. Senti, mentre aspettiamo, dimmi com'è andata poi con quella mora dell'altra volta».
«Chi? La moglie del cornutone?».
«Sì, quella. Dai, dimmi che almeno gliel'hai buttato»
«Eheheh, ti posso solo dire che al cornutazzo gli tocca allargare le porte di casa, altrimenti non passa più. Ahahah!».
«Ah! Grande Faina! Ma dimmi i dettagli, dai, dimmi delle zinne. Com'erano? Grosse come due meloni o piccole come due pere?».
«Giova, gran porcone, te vuoi sapere troppo. Le cose si fanno ma non si dicono».
«Stronzo, almeno una foto ce l'hai?».
«Sì, quella sì, ma non credo che ti possa interessare. Le si vede solo il viso».
«Oh, aspetta, sento una macchina avvicinarsi. Finalmente è arrivato Lucio».
«Meno male, ero quasi pronto per richiamarlo ancora. Se non rispondeva nemmeno questa volta facevamo come hai detto tu: fifty fifty e ciao belli».
«Bè dai, fammi vedere sta maialona prima che arrivi Lucio!».
«Tò, contento?!?».
...
...
...
«Faina, perché Lucio è in macchina con gli slavi?».
...
...
...
«Ehi, Faina. Puoi spiegare tu a questi nostri amici che è stata tutta una tua idea quella di rubare la loro roba? E tu Giova, ricordati bene questo: mai andare a letto con la moglie degli altri, perché prima o poi il cornutone ti scopre e poi sono cazzi tuoi. Vero Faina?».
Distesa al sole estivo, la regina assimilava calore nel suo corpo freddo e immobile. Una statua viva, splendente sotto i riflessi della luce che irradia la valle. I suoi occhi, fessure inscrutabili che fissano il mondo con sguardo altezzoso e severo. Lei è la regina di tutte le terre che partono dal promontorio di Massogrande fino a Boscoalto; un territorio vasto più di quanto la Grande Aquila Rossa possa scrutare con il suo sguardo da predatore. I sudditi della regina non bramano altri territori, perché in quella valle c'è tutto ciò di cui hanno bisogno. Il cibo abbondante e l'inverno mai troppo rigido, fanno del regno della regina Lüserta il paradiso perfetto per il suo popolo. La Valle delle Lucertole: l'ultimo baluardo dell'antico popolo dei sauri.
«No, è troppo furbo per farsi prendere. sicuramente hai capito male tu e abbiamo sbagliato luogo».
«Il luogo è questo. L'ho scelto io, perciò non posso essermi sbagliato. Più che altro, non è che hai sbagliato tu a dirgli l'uscita da prendere?»
«Ma quale uscita? Mica gli ho fatto prendere l'autostrada, idiota».
«Ah, giusto. Allora l'hanno preso».
«Figurati se Lucio si fa prendere dagli slavi, no no, per me ha sbagliato strada».
«Sarà, ma per me s'è fatto beccare e noi stiamo aspettando invano. Prova a chiamarlo».
«Io non chiamo nessuno, non vorrai mica che rintraccino la chiamata o cose del genere. Aspettiamo qui altri dieci minuti e poi ce ne andiamo. Tanto, male che vada, la roba ce l'abbiamo noi, quindi peggio per lui. Ahahah!».
«Cazzo ti ridi Giova, che se proviamo a fregargli la sua parte quello ci ammazza senza pensarci su due volte...»
«Senti Faina, se uno ritarda troppo perde il treno e questo, fidati, è uno di quelli che passa una volta sola nella vita. Quindi se lui fra otto minuti non è qui, io giuro che prendo il furgone e porto tutto al mio deposito, poi ci dividiamo a metà la roba e chi s'è visto s'è visto».
«Per me sbagli, dobbiamo sentirlo e capire dove diavolo si è cacciato. Non possiamo stare fermi qui in eterno. Lui doveva solo distrarli mentre noi gli fottevamo la roba: un lavoro semplice e pulito. Zero intoppi e zero sangue».
«Io il ferro l'ho portato comunque, con quelli là non c'è mica tanto da scherzare».
«Il ferro l'ho portato una volta sola con Lucio, ma poi vedi come lavora e capisci che non serve portarsi dietro nulla, nemmeno una lama piccola piccola. Con lui lavori pulito e sicuro. Sempre».
«Vabbè, intanto il tempo passa e io non lo vedo arrivare. Prova a chiamarlo, dai».
...
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«C'è la segreteria...».
«Immaginavo, speriamo almeno che non abbia fatto i nostri nomi...»
«Che hai detto?».
«No, niente, parlavo tra me e me. Senti, mentre aspettiamo, dimmi com'è andata poi con quella mora dell'altra volta».
«Chi? La moglie del cornutone?».
«Sì, quella. Dai, dimmi che almeno gliel'hai buttato»
«Eheheh, ti posso solo dire che al cornutazzo gli tocca allargare le porte di casa, altrimenti non passa più. Ahahah!».
«Ah! Grande Faina! Ma dimmi i dettagli, dai, dimmi delle zinne. Com'erano? Grosse come due meloni o piccole come due pere?».
«Giova, gran porcone, te vuoi sapere troppo. Le cose si fanno ma non si dicono».
«Stronzo, almeno una foto ce l'hai?».
«Sì, quella sì, ma non credo che ti possa interessare. Le si vede solo il viso».
«Oh, aspetta, sento una macchina avvicinarsi. Finalmente è arrivato Lucio».
«Meno male, ero quasi pronto per richiamarlo ancora. Se non rispondeva nemmeno questa volta facevamo come hai detto tu: fifty fifty e ciao belli».
«Bè dai, fammi vedere sta maialona prima che arrivi Lucio!».
«Tò, contento?!?».
...
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«Faina, perché Lucio è in macchina con gli slavi?».
...
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«Ehi, Faina. Puoi spiegare tu a questi nostri amici che è stata tutta una tua idea quella di rubare la loro roba? E tu Giova, ricordati bene questo: mai andare a letto con la moglie degli altri, perché prima o poi il cornutone ti scopre e poi sono cazzi tuoi. Vero Faina?».
Lüserta